da: Tempi
Vedi Napoli e poi muori. Ma non di fame. Se si tratta di tirare in ballo una gastronomia che ha avuto fortuna nel mondo, sicuramente parliamo di quella napoletana. Bastino due nomi: pizza, pasta. In tutto il mondo sanno cosa sono. E in tutto il mondo è possibile mangiarle. Così, su tutto il globo oggi il nome di Napoli in qualche modo riecheggia.
E questo, Maurizio Cortese, partenopeo goloso, una vita nel terziario, lo sa bene.
Ma è tutto bello come sembra? Maurizio, cresciuto fin da bambino nelle cucine del mitico ristorante Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi (Napoli), è realista: «L’assoluta mancanza di strutture adeguate, un disinteresse atavico delle istituzioni verso quella che potrebbe essere la prima fonte di reddito cittadina, hanno fatto sì che i turisti la vivessero più come meta di passaggio, per le isole, per la costiera, per gli scavi di Ercolano e Pompei, anziché dedicarle tutta l’attenzione che meriterebbe». A pensarci bene, è verissimo.
Ma voi vi chiederete: come mai l’opinione di Cortese ci interessa? Semplice: Maurizio non è uno di quei napulitani “chiagni e fotti”, che si lamentano soltanto. Ha rimproverato alla sua città una mancanza, ma in queste settimane si è dato da fare, provando a rattopparla. In sintesi, ha creato Cortese Way: un progetto di consulenza gastronomica per viaggiatori e curiosi.
Come funziona? Se avete voglia di impiattare un viaggetto napulitano all’insegna del gusto, mandate un piccione viaggiatore a Maurizio: saprà indirizzarvi nei luoghi più riassuntivi delle meraviglie golose campane. Leggi tutto