Sant’Agata sui due golfi, il paese dei balocchi

E con le telefonate di stamattina ho piazzato le prime tre famiglie, la mia e quelle di due miei amici, in tre b&b a Sant’Agata sui due golfi per la prossima estate, virus permettendo, ma vorrei fidarmi del virologo napoletano Giulio Tarro, convinto che con il caldo andrà via.
Un aspetto positivo di questa brutta storia è che forse riscopriremo luoghi a noi vicini, che per eccesso di esterofilia non abbiamo mai apprezzato, anche se Sant’Agata è un caso a parte, perché devi conoscerla proprio a fondo per capirla.

Un po’ come Procida fra le nostre isole.

Nemmeno l’ombra di una discoteca, cinema o Luna Park, solo una magnifica posizione geografica a cavallo fra la penisola sorrentina e la costiera amalfitana, tanta aria buona, il mare a venti minuti di curve e una cucina di ristoranti e trattorie da far invidia a tutto il mondo.
Io amo Sant’Agata, mia seconda casa, dove conservo tutti i ricordi più belli.
Il primo che mi colpì molto, da bambino, fu il gatto che fumava, Jolly, la star del paese, che attirava turisti da ogni dove.
Se ne ne stava in perfetta posa con la sigaretta in bocca sul bancone del Bar Orlando, inorgoglito che tutti lo fotografassero.
Un po’ di anni dopo iniziò a ronzarmi nelle orecchie il nome di una donna, Livia Iaccarino, grazie a mio padre il quale non fece mistero a parenti e amici di incontrarla spesso al centro del paese decantandone le lodi fisiche.
E fu così che mia madre, ogni volta che mio padre andava a comprare le sigarette a bordo del suo Ciao azzurro della Piaggio, ripeteva sempre: “non ti distrarre”.
E poi il mare, a Marina del Cantone, dove avevamo la nostra barca custodita dall’inossidabile bagnino Mimì.
Un guscio in vetroresina un po’ più grande di una vasca da bagno, che però era utilissima per raggiungere le spiagge più vicine, raramente anche Capri quando il mare lo consentiva.
Ma poi su tutto, la cucina, nata da una terra generosa di grandi prodotti.
Da quella di casa della famiglia Cacace, l’indimenticabile rosticceria Mimì, che oggi trova la sua corretta evoluzione nella trattoria di Mimmo De Gregorio e il suo “Stuzzichino”, a quella della famiglia Iaccarino, il Big Ben della cucina di qualità, dove tutto è iniziato.
Per non dire dei famosi spaghetti con le zucchine, piatto oramai iconico della spiaggia di Marina del Cantone.
Mentre il Capitano se la spassava a pescare a bordo del suo gozzo, i giovani figli Mariella e Alfonso imparavano a servire il vino e a cucinarli al meglio nella loro taverna adagiata sugli scogli.
La cosa bella, però, è che ancora oggi Sant’Agata e i suoi dintorni sono come quei segreti mai rivelati, con la complicità di luoghi discreti imbalsamati dal tempo.
Non per tutti, ma per alcuni il paese dei balocchi.

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