Questa non è una recensione. Questa è la storia di un luogo, di una famiglia e, forse, di un ristorante.
Siamo a Nerano o, se preferite, Marina del Cantone, punta estrema della penisola Sorrentina, in una baia dove tanti ristoranti sono cresciuti grazie al piatto icona della zona, gli spaghetti con le zucchine o “spaghetti alla Nerano”. La prima persona che cucinò questo piatto fu la Signora Maria Grazia, titolare dell’omonimo ristorante, tutt’ora fra i più gettonati della baia. Era il lontano 1951.
Da allora, per questo piatto, si perpetua un continuo pellegrinaggio di fedeli devoti alla zucchina neranese. Un viavai di barche, dai tipici gozzi sorrentini in legno fino agli yacht di principi e regnanti. Lo Scoglio è un lungo pontile fatto di travi in legno perpendicolare alla spiaggia, sul quale ci sono una ventina di tavoli. Se queste travi potessero parlare ci direbbero che sono state calpestate da tutto il jet set internazionale.
Fra i tanti di qui sono passati Valentino, Naomi Campbell, Alberto e Carolina di Monaco, Larry Ellison, Elton John, Tom Hanks, Lapo Elkann fino a Luca Cordero di Montezemolo, assiduo ospite de Lo Scoglio. E’ facile vederlo arrivare da Capri con il suo “Mediterraneo”, uno splendido “Itama 60″ colore rosso Ferrari. Con lui, sempre gentile e gioviale, ci sono spesso e volentieri i suoi piloti, quelli del suo team preferito. Berger, Irvine, Schumacher, Alesi, quest’ultimo fraterno amico di Peppino, titolare de Lo Scoglio.
Proprio con il grande Michael mi incrociai, l’anno passato, nei bagni del ristorante. Facemmo la pipì insieme solo che lui finì di farla prima di me per soli tre millesimi di secondo. Con Schumacher non c’è mai partita.
Su questo pontile ci sono quasi nato, mio padre aveva il suo barchino ormeggiato proprio davanti al pontile. Un Rio 4,10 azzurro con un motore Evinrude 25 cv che non si è mai messo in moto al primo colpo. Ho un ricordo molto nitido di “Pappone”, il fondatore de Lo Scoglio.
Si avvicinava al nostro tavolo, con il suo sorriso sornione, ci raccontava divertito dei suoi incontri con i personaggi che ospitava sul suo pontile. Purtroppo morì nel 1983. Antonietta, la moglie, leader carismatico del ristorante, mi rammenta spesso che secondo lei Pappone si ammalò perchè non riuscì a darsi pace per il grande dolore di questa famiglia, la morte del primo figlio Tommaso, appena diciottenne.
Tommaso morì con il suo piccolo aereo da turismo inabissandosi nelle acque di Nerano, proprio davanti al pontile.
Antonietta ha dovuto crescere da sola gli altri due figli. Il più grande, Peppino, motore del ristorante e “grande contadino e pescatore”, come si autodefinisce con orgoglio. L’altro figlio, Gigino, ha vissuto buona parte della sua vita a bordo della vasca del ristorante ad aprire tartufi di mare, ostriche, vongole, cozze e ricci. Non ricordo di averlo visto mai altrove.
Non riesco ad immaginare questo ristorante senza Antonietta, la condottiera de Lo Scoglio. La cosa più divertente, alla quale non saprei mai rinunciare, è andare a discutere con lei il conto. Conteggi fatti e rifatti cento volte. Poi tutto finisce con dei finti litigi fra gli sguardi divertiti dei camerieri. Di Mario, da quarant’ anni a Lo Scoglio, e di Pasquale. Anche Edoardo De Filippo aveva il mio stesso hobby.
In cucina è tornato da poco Tommaso, il diciottenne figlio di Peppino, reduce da uno stage in una delle migliori scuole d’Italia, “Il Pescatore” di Nadia Santini, anche lei cliente de Lo Scoglio.
Lo Scoglio è alla terza generazione. Con Tommaso ci sono le due sorelle, Antonia e Margherita. Antonia, austera e riservata, parla quattro lingue, giapponese incluso. Margherita, invece, è il suo opposto. Disincantata ed estremamente pratica, forse un po’ troppo, come dice mamma Santina, bella ed affascinante sommelier de Lo Scoglio.
Certi piatti, certi prodotti, si nutrono e si fondono con l’ aria dove vivono, come la mozzarella di bufala o il parmigiano. A nulla servirebbe portarli su latitudini diverse, non si otterrebbe mai lo stesso risultato. Gli “spaghetti alla Nerano” sono il piatto “principe”, ma sarebbe profondamente ingiusto, nei confronti di Peppino, non citare tutti gli altri prodotti che lui stesso cura con tanta passione nel suo orto in S. Agata sui due golfi. Pomodori, cinque varietà di zucchine, melanzane, insalate varie arricchiscono la cucina de Lo Scoglio sempre accompagnati dalla imperdibile treccia di fiordilatte locale. Altro must de Lo Scoglio è il vino con le pesche. Mi dispiace per la professionalità di Santina, ma credo di non aver mai onorato la sua cantina.
E’ emozionante cenare qui di sera quando si spengono le luci e si attenuano i rumori delle spiagge d’estate. E’ rilassante ascoltare il rotolare dei ciottoli, accarezzati dolcemente dalle onde che lambiscono la spiaggia. C’è ancora Antonietta, che conta e riconta l’incasso della giornata. Arriva Peppino, fresco di doccia, dopo aver curato per ore e ore, fino all’imbrunire, il suo prezioso orto. C’è il dolce sorriso di Santina, orgogliosa dei suoi tre figli. Come tutte le mamme innamorate parlerebbe per ore di loro.
Non si lascia mai andare Antonietta, è ancora lei a gestire il suo ristorante con immutato vigore, nonostante le sue ottantuno primavere. “Abbiamo speso un sacco di soldi per fare le quattordici camere. Quello, Peppino, c’ha la capa tosta”. Gli occhi neri di Antonietta hanno ancora una forte luce, intensa. Diventano lucidi quando ti racconta del marito e del povero figlio Tommaso. “Li ho sempre davanti agli occhi, mio figlio seduto sulla vasca a guardare divertito cernie ed aragoste e mio marito, Pappone, con il quale spesso litigavo. Ma poi tutto passava, abbiamo fatto sempre pace”. E’ sera. Antonietta scorge una barca che lentamente si avvicina alla baia. Si agita dalla sua poltrona dove riposa dopo una giornata di intenso lavoro. Cerca con lo sguardo Peppe con il suo barchino. Teme che Saverio, l’inossidabile marinaio del ristorante “Maria Grazia” , si avvicini prima di lui alla barca e le soffi il cliente. Qualche attimo di tensione poi tutto torna tranquillo. “Tutto a posto, sono clienti nostri. Qui non si può stare mai quieti”.
Hai ragione Antonietta. Come farebbe questo ristorante senza di te.