Ho avuto la fortuna di crescere nella sua cucina, quella del Don Alfonso a Sant’Agata sui due golfi, perché mio padre decise di acquistare una casa lì, dove poi avrei trascorso le mie vacanze estive, a pochi metri dal suo ristorante.

Era un amico d’infanzia di mia madre e anche per questo motivo mi ha accolto sin dal primo momento come una persona di famiglia.

Alfonso Iaccarino stava per diventare uno dei cuochi più importanti al mondo e io mi trovavo lì, ad ascoltare tutti i suoi preziosissimi consigli, il rispetto per la sua terra, per i suoi prodotti, l’importanza della loro stagionalità e credo che tutti quanti noi, appassionati della buona cucina, gli dobbiamo qualcosa.

Ricordo perfettamente quando, prima della nascita del Don Alfonso 1890, l’alta ristorazione, ma soprattutto la corretta alimentazione, erano concetti e valori che da Roma in giù non esistevano ancora e lui ci è arrivato senza ricorrere a nessuna alchimia, ma semplicemente valorizzando i prodotti che la sua terra gli offriva, quelli che fino a quel momento non avevano goduto della giusta dignità.

Se oggi in Campania possiamo dire di avere i migliori pomodori, il miglior olio, la migliore pasta, è soprattutto grazie a lui.

Il suo rigore in cucina, il non piegarsi mai alle offerte delle multinazionali di affiancarlo nel suo cammino di chef prima e di ristoratore dopo, che gli avrebbero fatto rinnegare la sua terra, la sua cultura, la sua storia, me l’hanno fatto vedere sempre come un insostituibile esempio da seguire.

https://www.corteseway.it/wp-content/uploads/2021/02/maurizio_cortese_don_alfonso.jpg

Copyright by CorteseWay. All rights reserved. Credits foto Maurizio Camagna

it_ITItaliano